Bill Gates lo ha ufficializzato: quest’anno lascerà Microsoft per dedicarsi completamente alla fondazione benefica che porta il suo nome e quello della moglie. E lo ha annunciato dal palco del Ces, il Consumer Electronics Show che si tiene in questi giorni a Las Vegas.
Bill Gates, come il suo amico e rivale Steve Jobs, fa parte della storia dell’informatica. Anzi “è” la storia dell’informatica. Senza il Dos oggi forse non esisterebbe l’informatica distribuita, il personal computer.
Chi, come me, ha vissuto quei tempi ricorderà le resistenze dei grandi produttori di hardware di allora che cercavano in tutti i modi di non far passare il concetto del personal computing. I vari Ibm, Dec, Honeywell che vivevano di mainframe, minicomputer e sistemi operativi chiusi e proprietari. E su quei prodotti facevano grandi margini. Il coraggio di Ibm e l’arguzia di Bill Gates (Microsoft aveva inventato il Basic, ma non aveva un sistema operativo e lo ha acquistato per proporlo a Ibm) hanno spalancato la porta all’informatica distribuita. Se oggi possiamo parlare di sistemi operativi concorrenti, di open source, di applicativi personali è anche grazie al vecchio Dos.
Gates è un uomo ricco. Molto ricco. Ma rispetto a chi ha fatto della propria fortuna l’opportunità di apparire, sperperando magari anche in modo incosciente il proprio patrimonio, Bill si è distinto: ha creato una fondazione filantropica che cerca di dare una mano ai più bisognosi del mondo. La Bill & Melinda Gates Foundation opera in molte nazione svantaggiate dell’Africa e del Sud America, portando farmaci, ricerca, istruzione.
Ecco, la scelta di Bill di lasciare Microsoft per dedicarsi agli altri mi piace molto. Bravo Bill.
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