mercoledì 2 gennaio 2008

Errori della scienza

Un'associazione culturale ha chiesto a luminari e filosofi di raccontare i propri errori
Quando la scienza confessa: ho sbagliato
Dalle teorie sull'evoluzione alle differenze tra razze, in rete i mea culpa degli studiosi

LONDRA — «Quando pensare modifica la tua opinione è filosofia, quando Dio ti fa cambiare idea è fede. Quando i fatti ti fanno vedere le cose in modo diverso è scienza». Questa l'introduzione al quesito per l'anno posto da un'associazione culturale cui aderiscono i principali pensatori del momento, da Richard Dawkins, lo zoologo britannico autore del libro culto Il gene egoista e più recentemente L'illusione di Dio, allo psicologo Steven Pinker passando per il musicista produttore Brian Eno.

Se nel 2006 aveva domandato ai suoi iscritti quale fosse l'idea più pericolosa e nel 2007 su che cosa si sentissero ottimisti, per il 2008 Edge (il sito è http://www.edge.org/) ha lanciato una provocazione: su cosa avete cambiato idea? E perché? L'obiettivo era spingere gli scienziati, gli scrittori e i ricercatori che utilizzano regolarmente il sito ad ammettere, in un certo senso, i propri errori.

Centinaia di loro hanno raccolto l'invito (a tanta solerzia ha forse contribuito il fatto che le ultime edizioni delle risposte sono state pubblicate sotto forma di libro), rivelando una gamma di dietro front tra il clamoroso e il simpatico.

Mark Pagel, biologo evoluzionista dell'università di Reading, sostiene ad esempio che parlare di differenze tra razze non debba essere tabù. «Gli ultimi studi sul genoma rilevano che c'è tra gli uomini grande diversità genetica. Ci accomuna il 99.5 per cento del patrimonio genetico, non il 99.9 per cento come invece si credeva in passato. Questa è una revisione notevole se pensiamo che con lo scimpanzé la somiglianza è del 98.5 per cento. Che ci piaccia o no, ci sono tra gli esseri umani differenze che possono corrispondere alle vecchie categorie di "razza". Questo non vuol dire assolutamente che un gruppo sia superiore all'altro, ma solo che sia lecito discutere di differenze genetiche tra la popolazione».

Per Pinker, invece, che oggi insegna a Harvard, è arrivato il momento di ricredersi sull'evoluzione umana: sino a poco tempo fa sosteneva che l'uomo si fosse isolato dal processo di selezione naturale e che la sua evoluzione si fosse arrestata. Non ne è più sicuro. «Nuove ricerche indicano che migliaia di geni, forse addirittura il 10 per cento del genoma umano, è stato recentemente soggetto a cambiamenti, una forte selezione che potrebbe aver accelerato le mutazioni nelle ultime migliaia di anni».

Per Helena Cronin, filosofa della London School of Economics e direttrice del centro sul darwinismo, se oggi il mondo sembra essere dominato dagli uomini, la colpa non è solo di una certa discriminazione e di differenze di gusti, temperamento e talento, ma anche di una superiore omologazione femminile: «Mentre le donne tendono ad essere a grandi linee dello stesso livello, gli uomini hanno come gruppo maggiore varietà. Il che vuol dire che ci sono tra i maschi più elementi meno intelligenti, ma anche più premi Nobel».

Che lo scienziato possa cambiare idea e sia in grado di ammetterlo, secondo Dawkins, è un bene. Anzi, gli fa onore, ha scritto lo studioso sul sito dell'organizzazione creata e diretta da John Brockman, impresario culturale definito «il grande enzima intellettuale del presente»: «Come saremmo inflessibili, rigidi e dogmatici altrimenti».

Paola De Carolis
02 gennaio 2008
Fonte: Corriere della Sera

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